Contrariamente al cibo e in generale alla maggior parte delle sostanze organiche conosciute, l’acqua è sempre stata considerata dalla comunità scientifica un componente inerme, "morto", una semplice molecola di idrogeno ed ossigeno che possiede alcune proprietà chimico-fisiche, ma che sicuramente è lontana dall’idea che possa essere qualcosa di "vivo". Che l’acqua potesse essere qualcosa di più e che quindi avesse virtù particolari è un pensiero che ha radici antichissime. E se fossimo realmente in grado di prevenire, o addirittura curare, ogni male che affligge la salute umana con della semplice acqua? Difficile a dirsi, anche se pare che molte malattie che attualmente affliggono milioni di persone in tutto il mondo derivino da una semplice causa non riconosciuta: la disidratazione. È quanto afferma il medico iraniano Fereydoon Batmanghelidj, in seguito a oltre 20 anni di studi e ricerche avallate da numerose testimonianze di persone che sono guarite grazie all'acqua. Oltretutto, tutto ciò, senza ricorrere alla sperimentazione animale, una pratica pressoché inutile, considerando già soltanto l'evidente eterogeneità genetica riscontrata all'interno della stessa specie, come tra uomo e donna all'interno della specie umana. Nato in Iran nel 1931, il dottor Fereydoon Batmanghelidj ha studiato medicina all'Università di Londra. Ha esercitato a Teheran fino al 1979 quando, assieme a moltissimi iraniani dotati di capacità professionali e creative, fu trascinato in prigione per essere fucilato durante la rivoluzione islamica iraniana, che trasformò la monarchia del paese in una repubblica islamica. Alcuni vennero fucilati nel giro di alcuni giorni, ad altri era concesso un po' più di tempo prima di essere "processati". Il dottor Batmanghelidj fu fortunato a ritrovarsi nel secondo gruppo. Il ritardo con cui fu sottoposto a giudizio fu dovuto probabilmente al fatto che le sue capacità di medico erano utili ai dirigenti della prigione. Egli trascorse due anni e sette mesi nella prigione Evin di Teheran, costruita per 600 persone, anche se in un periodo ne ospitò circa 8.000. Nella fase di massimo furore rivoluzionario, quando furono incarcerati membri di diverse parti politiche, le autorità usarono celle da 6-8 detenuti per segregarne fino a 90: un terzo doveva stare disteso, un terzo accovacciato e un terzo in piedi. Dopo poche ore, i prigionieri dovevano, a rotazione, scambiarsi le posizioni. L'incubo della vita e della morte in quel buco infernale perseguitava tutti e mise alla prova il coraggio e la resistenza sia dei forti che dei deboli. Fu allora che il corpo umano rivelò al dottor Batmanghelidj alcuni dei suoi maggiori segreti; segreti mai compresi dalla scienza medica. Per la maggior parte dei prigionieri, di età compresa tra i 14 e gli 80 anni, la pressione di questa vita eccezionalmente dura causò molto stress e malattie. Dopo circa due mesi dalla sua reclusione, il dottor Batmanghelidj si rese conto che un suo compagno di cella soffriva di terribili dolori allo stomaco. Egli non riusciva nemmeno a camminare da solo. Gli altri, intorno a lui, lo aiutavano a stare in piedi. Soffriva di un'ulcera peptica, aveva bisogno di un medicinale e rimase malissimo quando il dottor Batmanghelidj gli disse che non gli era stato permesso di portare con sé in prigione scorte di medicinali. Allora l'unica cosa che gli somministrò furono due bicchieri d'acqua. Il dolore scomparve in pochi minuti ed il compagno di cella potè stare in piedi da solo. «Che accade se il dolore ritorna?», chiese il detenuto a Batmanghelidj. «Bevi due bicchieri d'acqua ogni 3 ore», gli rispose. Fu libero dal dolore e dalla malattia per il resto della sua detenzione. Questa "cura dell'acqua" in quell'ambiente così inospitale stupì il dottor Batmanghelidj a tal punto da chiedersi se essa non meritasse un'ulteriore ricerca. Batmanghelidj iniziò ad identificare i numerosi problemi di salute causati dallo stress della prigionia. Nella maggior parte dei casi essi implicavano dolori di natura ulcerosa. Successivamente scoprì che l'acqua poteva trattare e sanare più malattie di qualunque altra medicina conoscesse: egli vide capovolgere completamente stati come asma, angina, ipertensione, emicrania, dolori artritici, mal di schiena, dolori da colite e stitichezza cronica, bruciori di stomaco, ernia iatale, depressione, sindrome da stanchezza cronica, alto tasso di colesterolo, nausea mattutina. Durante la sua permanenza in prigione di quasi tre anni il dottor Batmanghelidj curò oltre 3.000 casi di ulcera con la sola acqua. L'acqua che la medicina ufficiale ha abbandonato come indegna di ricerca. La classe medica di oggi non comprende il ruolo vitale dell'acqua nel corpo umano. I medicinali sono palliativi, non sono cioè idonei a curare le malattie degenerative del corpo umano, ma sono solo in grado di allontanare i sintomi da esse scaturiti. EVOLUZIONE E FABBISOGNO IDRICO Quando la vita sulla terraferma divenne un obiettivo, fu necessaria la creazione di un sistema sempre più complesso di conservazione dell'acqua nel corpo per lo sviluppo di nuove specie. Per le prime specie che vivevano nell'acqua, l'avventura al di là dei confini conosciuti rappresentava un grande stress, in quanto rischiavano di disidratarsi. Questo stress diede origine a una fisiologia dominante per la gestione di crisi da mancanca di acqua. Dato che ogni funzione del corpo è controllata e stabilizzata dal flusso dell'acqua, la "gestione dell'acqua" è l'unico modo per essere sicuri che consistenti quantità di essa, e di sostanze nutritive che essa trasporta, raggiungano per primi gli organi sommamente vitali che dovranno affrontare e trattare qualsiasi nuovo stressor, ovvero un qualsiasi elemento in grado di far perdere al corpo l'equilibrio allostatico, quel processo adattativo che l'organismo innesca per mantenere attivamente la propria stabilità attraverso il cambiamento. Questo meccanismo divenne sempre più stabilizzato ai fini della sopravvivenza contro i nemici naturali e i predatori. È l'estremo sistema operativo per la sopravvivenza nelle situazioni "o lotti, o fuggi". È sempre lo stesso meccanismo nell'ambiente competitivo della vita moderna nella nostra società. Uno degli inevitabili processi nella fase di razionamento dell'acqua nel corpo è la spietatezza con cui alcune funzioni sono controllate, in modo che un organo non riceva più della sua quota predeterminata di acqua. Ciò vale per tutti gli organi del corpo. All'interno di questo sistema di razionamento dell'acqua, la funzione cerebrale ha priorità assoluta su tutti gli altri sistemi. Nelle società avanzate, pensare che tè, caffè, alcol e bibite siano piacevoli sostituti per il naturale bisogno di acqua del corpo sottoposto a uno stress quotidiano è un errore elementare, ma catastrofico. È vero che queste bevande contengono acqua, ma esse contengono anche elementi disidratanti, quindi diuretici (troverete molteplici articoli e pubblicazioni che proverebbero che la caffeina non sortisce un effetto disidratante. Ebbene, l'unica grande nota a sfavore di queste ricerche è il fatto che esse sono state condotte solo ed esclusivamente sui topi, a differenza degli studi condotti dal dottor Batmanghelidj direttamente sugli esseri umani). Esse fanno pertanto espellere non solo l'acqua in cui sono diluite, ma anche altra acqua sottratta dalle riserve del corpo. I moderni stili di vita rendono spesso le persone dipendenti da ogni specie di bevande prodotte per scopi commerciali. I bambini non vengono educati a bere acqua e diventano dipendenti da bibite (gassate, con caffeina e dolcificanti) e succhi di frutta. Questa è un'auto-retrizione delle necessità di acqua del corpo. In linea generale, non è possibile bere bevande confezionate per rimpiazzare completamente l'acqua di cui abbiamo bisogno. Allo stesso tempo, una preferenza prolungata per il gusto di queste bibite riduce automaticamente l'impulso di bere acqua quando esse non sono disponibili, conducendo così alla disidratazione. La disidratazione cronica del corpo indica una carenza di acqua persistente che è divenuta stabile per un certo periodo di tempo. Come ogni altro disturbo dovuto a carenze, come la carenza della vitamina C nello scorbuto, di vitamina B1 nel beri beri, di ferro nell'anemia, di vitamina D nel rachitismo e così via, il più efficace metodo di trattamento di disturbi associati consiste nel fornire l'elemento mancante. Allo stesso modo, se riconosciamo le complicazioni per la salute dovute alla disidratazione cronica, la prevenzione e perfino la cura tempestiva diventa semplice. Ad oggi, in campo medico, la sensazione della bocca secca è l'unico sintomo riconosciuto della disidratazione del corpo. Ma questo segnale non è che l'ultimo sintomo esteriore di estrema disidratazione. Il danno si verifica a un livello di persistente disidratazione, che non si evidenzia necessariamente attraverso il sintomo della bocca arida. ACQUA E DOLORI DISPEPTICI È stato dimostrato sperimentalmente che quando beviamo un bicchiere d'acqua essa passa immediatamente nell'intestino e viene assorbita. Tuttavia, entro 30 minuti, circa la stessa quantità di acqua viene immagazzinata nello stomaco attraverso il suo strato ghiandolare nella mucosa (vedi "Fossette gastriche" in figura). Essa sale dal basso e arriva nello stomaco, pronta ad essere usata per la frantumazione del cibo. L'acido si spande sul cibo, gli enzimi si attivano e il cibo viene sminuzzato e ridotto in uno stato fluido omogeneo che può passare nell'intestino per la fase successiva della digestione. Il muco ricopre lo strato ghiandolare della mucosa (vedi "Epitelio mucoso" in figura). Esso consiste per il 95% di acqua e per il 5% da una sorta di "impalcatura" che intrappola l'acqua, costituita principalmente da una proteina, chiamata mucina che, insieme all'acqua e ai sali organici in essa sospesi, svolge un'azione lubrificante. Le cellule sottostanti lo strato di muco secernono bicarbonato di sodio, il quale resta imprigionato negli strati di acqua. Ogni volta che l'acido presente nello stomaco cerca di attraversare questo strato protettivo, il bicarbonato lo neutralizza. Il risultato di questa azione è una maggiore produzione di sale (sodio dal bicarbonato di sodio e cloro dall'acido cloridrico). L'eccesso di sale altera la proprietà della suddetta "impalcatura" di trattenere l'acqua. L'eccessiva attività di neutralizzazione dell'acido e i conseguenti depositi di sale in questo strato di muco potrebbero renderlo meno omogeneo e denso, permettendo così all'acido di raggiungere lo strato di mucosa successivo, causando dolore. Il disegno della natura nel far ripassare l'acqua attraverso lo strato della mucosa sembra essere quello di un "lavaggio dal basso" dello strato stesso per liberarlo dai depositi di sale. Questo è un processo altamente efficace per facilitare la secrezione di nuovo muco, un vero e proprio scudo naturale protettivo dello stomaco contro l'acido. Naturalmente, l'efficienza di tale scudo dipende da una regolare assunzione d'acqua, in particolar modo prima di ingerire diversi cibi solidi che stimolerebbero la produzione di acido cloridrico da parte delle ghiandole presenti nelle pareti dello stomaco. In tal modo, l'acqua procura l'unica protezione naturale contro l'acido dello stomaco, dal basso verso l'alto. Gli antiacidi, invece, hanno il compito di attaccare l'acido nello stomaco; una protezione non efficiente. Il dolore dispeptico non è affatto l'indicatore di un fenomeno isolato e localizzato. In qualsiasi caso, questo dolore è un sintomo di disidratazione del corpo, perfino quando è associato a un'ulcera. Se bevete acqua e ciò allevia il vostro dolore, con una alimentazione corretta, ed evitando anche e soprattutto alcol e fumo, l'ulcera dovrebbe guarire da sola a tempo debito. Attualmente si ritiene che le ulcere siano il risultato di infezioni dovute al batterio Helicobacter pylori, ma in realtà esso non è che un commensale, cioè facente parte di una classe di batteri che albergano naturalmente nel nostro stomaco. Essi possono approfittare scorrettamente del sistema immuno-soppressivo, azione che è il risultato diretto della disidratazione. I normali batteri convivono con noi e producono gran parte delle vitamine di cui necessita il nostro corpo. Essi contribuiscono al nostro benessere quando siamo sani. ACQUA E DOLORI ARTRITICI Una disidratazione cronica è anche la causa di molteplici e fastidiosi dolori artritici. Basti pensare alla struttura delle articolazioni. Nelle diartrosi, le più comuni articolazioni del corpo umano che comprendono ad esempio l'articolazione del ginocchio, del gomito, della spalla, dell'anca, della caviglia, le superfici articolari sono ricoperte da una guaina di tessuto connettivo fibroso, detta capsula articolare, rivestita al suo interno dalla membrana sinoviale. Tra i capi ossei che formano l'articolazione, e la suddetta capsula articolare, esiste uno spazio virtuale più o meno ampio, ripieno di un sottile film di liquido sinoviale, che è il prodotto della membrana sinoviale vascolarizzata, la quale secerne il liquido per filtrazione del plasma (il plasma rappresenta circa il 55% del volume del sangue, e l'acqua costituisce il 92% del volume plasmatico). Normalmente, in un'articolazione sinoviale si trovano meno di 3 ml di liquido sinoviale. Questa quantità relativamente esigua di liquido deve essere continuamente riciclata per arricchirsi di nutrienti ed eliminare i prodotti di rifiuto dei condrociti (o cellule cartilaginee) che si trovano nella cartilagine articolare. La circolazione del liquido sinoviale è guidata dal movimento articolare, che determina cicli di compressione ed espansione nelle cartilagini articolari opposte. Durante la compressione, il liquido sinoviale viene spinto fuori dalle cartilagini articolari, mentre durante l'espansione è risucchiato all'interno delle cartilagini. Questo flusso di liquido sinoviale all'interno e all'esterno delle cartilagini articolari consente il nutrimento dei condrociti. In questa fase, l'attività fisica gioca pertanto un ruolo fondamentale. Bisognerebbe rendersi conto che anche le giunture spinali - le articolazioni intervertebrali e le strutture del loro disco - dipendono dalle proprietà idrauliche dell'acqua immagazzinata nel nucleo del disco, così come la placca terminale della cartilagine che copre le superfici lisce delle vertebre spinali. Nelle giunture vertebrali spinali, l'acqua non è soltanto un lubrificante per le superfici di contatto; essa è contenuta nel nucleo del disco all'interno dello spazio intervertebrale e sostiene il peso della compressione della parte superiore del corpo. Il 75% del peso della parte superiore del corpo è interamente sostenuto dal volume dell'acqua immagazzinata nel nucleo del disco, mentre il 25% è supportato dai materiali fibrosi intorno al disco. In tutte le articolazioni, l'acqua agisce come lubrificante e supporta l'azione prodotta dal peso o dalla tensione muscolare sulla giuntura. Una volta iniziata la disidratazione, tutte le parti del corpo iniziano a soffrirne. I dischi intervertebrali e le loro articolazioni sono i primi della fila. In particolare, il quinto disco lombare è intaccato nel 95% dei casi. In tal caso, ad esempio per prevenire il mal di schiena, bisogna bere acqua sufficiente ed effettuare una serie di esercizi speciali per creare il vuoto intermittente al fine di indirizzare l'acqua nella zona del disco intervertebrale. Tali esercizi ridurranno inoltre lo spasmo nei muscoli della schiena, il quale è la causa principale del mal di schiena per la maggior parte delle persone. È anche necessario adottare posture corrette e praticare esercizi di rafforzamento dei muscoli. ACQUA E DISTURBI COGNITIVI I sintomi della disidratazione, comunque, non si limitano a disagi fisici, ma includono una vasta schiera di seri disturbi cognitivi e psicologici. La patologia che risulta associata agli stress sociali - paura, ansia, insicurezza, emotività e l'instaurarsi della depressione - è il risultato di una carenza di acqua in grado di intaccare il fabbisogno idrico del tessuto cerebrale. Il cervello, o meglio l'encefalo, è costituito dall'85% di acqua. Esso galleggia letteralmente nell'acqua: l'encefalo è infatti sospeso nel cranio e galleggia nel cosiddetto liquido cerebrospinale, o LCS. Un cervello umano pesa circa 1.400 grammi all'aria, ma è solo un po' più denso dell'acqua; quando galleggia nel LCS, ricevendo quindi una spinta di Archimede, il suo peso si riduce a 50 grammi. Come nel caso del liquido sinoviale, anche il LCS deriva dal plasma, anche se con qualche differenza di composizione rispetto ad esso. Il LCS è prodotto da alcune cellule specializzate che costituiscono i cosiddetti plessi coroidei (vedi figura qui sotto), i quali producono circa 500 ml di LCS al giorno. Il volume complessivo di LCS in ogni momento è di circa 150 ml. Ciò significa che l'intero volume di LCS viene rimpiazzato circa ogni 8 ore. Nonostante questo rapido turnover, la composizione del LCS è regolata in maniera rigorosa, e la velocità di produzione generalmente è pari alla velocità di riassorbimento. Motivo per cui il cervello non può assolutamente permettersi un deficit di acqua.
I neuroni hanno un'elevata richiesta di energia, sebbene manchino di riserve energetiche nella forma di carboidrati o lipidi. Inoltre, i neuroni sono privi di mioglobina (una proteina la cui funzione principale è facilitare l'estrazione dell'ossigeno dai capillari sanguigni), per cui non hanno la capacità di immagazzinare riserve di ossigeno. La richiesta energetica deve essere dunque soddisfatta da un'ampia irrorazione vascolare, la quale è agevolata, appunto, da un apporto adeguato di acqua. Quando il corpo si disidrata, inoltre, si instaurano gli stessi processi fisiologici che si verificano quando si affronta lo stress. La disidratazione equivale allo stress, e una volta che questo ha preso piede, si determina una contemporanea mobilitazione delle sostanze fondamentali dalle riserve corporee. Tale processo prosciugherà parte delle riserve di acqua del corpo. Di conseguenza, la disidratazione genera stress e lo stress causerà ulteriore disidratazione. In condizioni di stress, vengono messi in circolazione diversi ormoni tra cui endorfina, vasopressina e cortisone, i quali rimangono attivi fin quando perdura la condizione patologica.
In caso di disidratazione a livello nervoso, l’energia volta al loro funzionamento si riduce drasticamente portando ad un generale rallentamento delle funzioni e a un calo delle capacità cognitive dell’individuo. L’acqua viene "consumata" per permettere alla vasopressina di fare il proprio lavoro di compressione, ma se non viene progressivamente reintegrata si rischia di far perdurare in maniera cronica la condizione di stress con conseguenze pesanti non solo a livello psicologico, ma anche a livello fisico. Le ricerche del dottor Batmanghelidj hanno inoltre evidenziato che a partire dall'inizio dell'età adulta, approsimativamente tra i 18 e i 25 anni di età, gli esseri umani sembrano perdere la loro sensazione di sete e la percezione critica dell'aver bisogno di acqua. Non riconoscendo questo bisogno, diventano progressivamente e cronicamente disidratati mano a mano che invecchiano.
LE LINEE GUIDA DEL METODO Secondo il Dott. Batmanghelidj il nostro corpo ha un assoluto bisogno di circa 2 litri d'acqua al giorno. I momenti migliori per bere acqua sono al mattino presto e poi in relazione ai tre pasti principali (colazione, pranzo e cena), bevendo un quarto di litro, sia mezz’ora prima che due ore e mezzo dopo ogni pasto principale. L’ultima bevuta di acqua può essere fatta prima di andare a dormire. Per applicare il suo metodo, il dottor Batmanghelidj invita coloro che desiderano verificare le molteplici proprietà benefiche dell'acqua di accertarsi che i loro reni possano filtrare sufficiente urina, in modo da non trattenere troppa acqua nel corpo. L'espulsione di urina dovrebbe infatti essere proporzionata alla quantità di acqua che si ingerisce. Pertanto, a fronte di un'accresciuta ingestione di acqua, dovrebbe aumentare anche la fuoriuscita di urina. Inoltre, se l'urina è di un colore giallo paglierino significa che si sta assumendo la giusta quantità di acqua, se è scura significa che il fisico è disidratato. Se invece risulta trasparente, allora si sta bevendo troppo. Quale acqua bere? Non tutte le acque sono uguali, perciò facciamo ora un po' di chiarezza su questo aspetto fondamentale. Uno dei dati a nostra disposizione per capire se l'acqua che ingeriamo fa al nostro caso è il residuo fisso a 180°C, in quanto ci fornisce una stima del contenuto di sali minerali. Più questo valore è elevato e più sali sono disciolti in un litro. Tale dato si ottiene portando l'acqua ad una temperatura di 180°C; ciò che rimane dopo la completa evaporazione, e cioè la parte solida dell'acqua, rappresenta il residuo fisso. Questo valore si esprime in mg/L e permette di classificare le acque in quattro categorie:
Riflettiamo un momento su un aspetto molto importante. Nell'acqua possiamo trovare quantità di sali minerali da cui il nostro corpo può sicuramente trarre giovamento. I sali minerali contenuti nell'acqua (soprattutto calcio e magnesio, ma anche tracce di ferro e manganese) sono gli stessi identici sali minerali che troviamo in alimenti salutari come la frutta e la verdura, di cui si decantano tanto le proprietà benefiche. Allora perché mai dovremmo fare di tutto per liberarci dei sali contenuti nell'acqua, a volte anche ricorrendo a costosi addolcitori e depuratori? La risposta è quasi banale: l'acqua è un business. Una rete di esperti, società, ingegneri e lobby domina il dibattito su come la gente debba avere accesso all'acqua. E allora perché non demonizzare l'acqua del rubinetto imbottigliando acqua oligominerale, bella, leggera, praticamente inutile ai più, in modo poter creare un giro d'affari di oltre 2 miliardi di euro?! Tutto ciò viene creato a discapito della nostra salute, ma anche di quella dell'ambiente, a causa dei grandi quantitivi di plastica impiegati, di cui comunque solo un terzo viene recuperato e riciclato correttamente. Torniamo ora a parlare di un altro dato utile per poter riconoscere la qualità dell'acqua, e cioè il pH. Questo dato, riportato sull'etichetta delle acque minerali con il termine "pH alla temperatura dell'acqua di sorgente", ci dà una stima della loro acidità. Il pH è una scala che va da 0 (massima acidità) a 14 (massima basicità); il punto intermedio, 7, definisce la condizione di neutralità ed è dato dall'acqua distillata ad una temperatura di 25°C. Maggiore è il contenuto in anidride carbonica e solfati e minore sarà il pH (maggiore acidità). Residuo fisso a 180°C e pH sono entrambi presenti sulle etichette delle bottiglie che possiamo trovare al supermercato. Ma, fortunatamente, abbiamo a disposizione alcune tabelle molto utili che riguardano la composizione dell'acqua potabile che arriva nelle case di tutte le regioni e i comuni d'Italia. Le leggi nazionali ed europee impongono ormai controlli severissimi alle acque di acquedotto (cioè di rubinetto), molto più controllate di quelle “minerali”, cioè quelle in bottiglia. In definitiva, l’acqua di rubinetto è ottima, e non è proprio il caso di criminalizzarla ricorrendo a costose acque in bottiglia spesso di valore del tutto analogo, se non peggiore. Nonostante ciò, l'Italia è al secondo posto in Europa per il consumo di acqua in bottiglia, nonostante la nostra acqua pubblica sia oltretutto la meno cara in assoluto. Gli italiani proseguono nell'abitudine di acquistare acqua minerale gassata e naturale, anche quando potrebbero scegliere l'acqua del rubinetto e nonostante la diffusione delle fontanelle comunali, che permettono di prelevare acqua frizzante o senza bollicine ad un costo davvero contenuto, e addirittura gratis in alcune zone del Paese. Sebbene l'acqua pubblica sia a buon mercato, il 61,8% delle famiglie italiane acquista acqua minerale e il consumo medio è pari a 192 litri all'anno per persona. In media ogni famiglia italiana spende 234 euro all'anno per l'acqua in bottiglia. Questa cifra supera di gran lunga la spesa per consumo di vino che è pari a circa 137 euro all'anno per famiglia (dati ISTAT 2013), cioè circa il 70% in più rispetto a quella per l'acqua. Se non è business questo! E PER QUANTO RIGUARDA IL CLORO? Per rendere l'acqua potabile si ricorre spesso alla clorazione, il trattamento di disinfezione più diffuso in cui viene impiegato il cloro, il quale garantisce l'igienicità dell'acqua per tutto il suo percorso fino all'utenza. Il cloro in realtà è presente in tutte le forme di vita, compreso l'organismo umano (il sangue umano contiene una discreta quantità di ione cloruro). Anche in cucina è facile trovarlo: ogni giorno assumiamo sale, ovvero cloruro di sodio. Se l'acqua che esce dal vostro rubinetto risulta particolarmente clorata, il metodo più efficace per liberarsi di questo cloro in eccesso consiste nell’aggiungere all’acqua piccolissime quantità di vitamina C: è sufficiente un cucchiaino di succo di limone fresco ogni litro d'acqua. L’acido ascorbico, infatti, è un potente antiossidante e tratta il cloro come un qualunque radicale libero, neutralizzandolo. Ad ogni modo, in condizioni tipiche (poco cloro e poca o nulla contaminazione organica), l’acqua di acquedotto può essere bevuta senza problemi. Bisogna inoltre sottolineare che spesso siamo noi stessi a sporcare l'acqua che esce dai nostri rubinetti. Questo a causa della cattiva abitudine molto diffusa di pulire gli erogatori con la stessa spugna usata per passare sui piani di lavoro dove sono state appoggiate uova, verdure da lavare, etc.. Lo dimostra una ricerca presentata a Firenze nel corso del XXV congresso dell’Ordine Nazionale dei Biologi, condotta andando ad analizzare non l’acqua dell’acquedotto, ma proprio quella che esce dai rubinetti nelle case degli italiani. Fonti: - Il tuo corpo implora acqua - Fereydoon Matmanghelidj, 2004 - Anatomia Umana - Martini, Timmons, Tallitsch, 2012
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AutoreOmar Tomaino (Torino, 1986), fotografo, studioso Gli articoli più letti
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